PER C.
E' soffice questa neve
caduta leggera prima dell'alba
Siamo i primi
le nostre orme in questo parco sconosciuto
e tu bambina ridi giocando, come mai prima.
E' calda questa sabbia
e tiepido questo tramonto
su quest'isola piccola ed enorme
racchiusa nelle pagine di un regalo,
il sapore di un'altra vita.
E' limpida questa pioggia
che muta le forme delle mura davanti a noi
con lampi vermiglio
come un binaco e nero fuori fuoco
e fuori dal tempo.
Sono sconosciute le strade di questa città;
fingendo di saperle
mi stringo più forte a te,
con l'aria che mi accarezza il viso
scopro un mondo mai visto.
Come un mondo perfetto
guardavo queste forme muoversi nella penombra
una luce distante, l'ultima
e il primo colore è già svanito
ora c'è soltanto la notte.
Il primo colore della Notte
blog di fotografia, cinema, letteratura, arte... passioni, pensieri...
martedì 21 settembre 2010
martedì 14 settembre 2010
The American, la recensione
Pubblicato da
Diego
Anton Corbjin, regista di questo bel film, è un famoso fotografo, autore tra l'altro di numerosi e suggestivi (per me "suggestivi" è l'aggettivo giusto) video dei Depeche Mode e U2 e di numerosi ritratti di pop stars apparsi sulle copertine di magazine internazionali. Con una profonda fascinazione per il mondo della musica e del suo imprescindibile star system, nel 2007 realizza "Control", bellissimo film biografico in B&W con protagonista Ian Curtis, leader dei Joy Division, morto suicida all'età di 23 anni.
Con un background simile, stupisce quindi la decisione di Corbjin di dirigere un film di genere come questo "The American", con una stella del cinema come George Clooney; sembra un progetto distante anni luce dalla sua poetica musical-cool ed invece ecco che l'autore che è in lui ci stupisce nuovamente realizzando un film malinconico e senza speranza, appassionante nonostante il ritmo lento e concentrato.
L'incipit disorienta immediatamente: in una bella e luminosa mattina invernale, Clooney/Jack e la sua amata compagna escono per una passeggiata nella innevata campagna svedese: qualche sguardo, un sorriso, poche parole, mano nella mano; ecco però che un cecchino appostato prende la mira e prova ad uccidere i due, ma sbaglia mira e quello per lui sarà un errore fatale. Jack infatti prende, nascosta nella tasca del cappotto, una pistola e, con stupore misto a spavento della sua compagna, fredda senza pietà il killer. Chiede alla donna interdetta quindi di correre ad avvisare la polizia ma quando lei si volta, lui con occhi di ghiaccio e senza esitazione spara anche a lei.
Il nucleo della psicologia del protagonista è quindi presto rivelato: Jack è un serial killer tenebroso e solitario, continuamente e pericolosamente in bilico tra la sua "disciplina" di assassino su commissione e la voglia (riscatto?) di abbandonare tutto alla ricerca di sentimenti "umani".
Inseguito da killers pronti a tutto pur di eliminarlo e dietro consiglio del suo datore di lavoro/procuratore, fugge dalla neve della Svezia rifugiandosi in un piccolo borgo sulle colline abruzzesi, Castelvecchio. Tra le strette e diroccate strade del paese, Jack si finge un improbabile fotografo, fa conoscenza con il parroco, figura dolente e saggia, e con il meccanico, figlio illegittimo del religioso; ma sopratutto incontra e s'innamora di una prostituta, pronto per lei a lasciare il suo spietato lavoro per un futuro da uomo libero e "normale". Ma il passato incombe, ed ecco giungere un nuovo incarico, l'ultimo: fabbricare un micidiale fucile di precisione per una misteriosa e sensuale collega...
Questa in sintesi la trama, che si dipana lentamente spiando momento per momento i gesti e gli sguardi dei protagonisti, trovando purtroppo come unico momento debole del film la storia d'amore tra Jack e la prostituta; troppo frivola e immatura lei per essere il vero trigger di un cambiamento così radicale nella vita del protagonista.
Tecnicamente il film è perfetto: recitazione intensa ed equilibrata, musiche poco invadenti, fotografia con le tipiche luci basate sui colori primari (come abbiamo ammirato più volte nei videoclips del regista), ambientazioni suggestive e di rara bellezza.
Il mio voto: 3/5
Con un background simile, stupisce quindi la decisione di Corbjin di dirigere un film di genere come questo "The American", con una stella del cinema come George Clooney; sembra un progetto distante anni luce dalla sua poetica musical-cool ed invece ecco che l'autore che è in lui ci stupisce nuovamente realizzando un film malinconico e senza speranza, appassionante nonostante il ritmo lento e concentrato.
L'incipit disorienta immediatamente: in una bella e luminosa mattina invernale, Clooney/Jack e la sua amata compagna escono per una passeggiata nella innevata campagna svedese: qualche sguardo, un sorriso, poche parole, mano nella mano; ecco però che un cecchino appostato prende la mira e prova ad uccidere i due, ma sbaglia mira e quello per lui sarà un errore fatale. Jack infatti prende, nascosta nella tasca del cappotto, una pistola e, con stupore misto a spavento della sua compagna, fredda senza pietà il killer. Chiede alla donna interdetta quindi di correre ad avvisare la polizia ma quando lei si volta, lui con occhi di ghiaccio e senza esitazione spara anche a lei.
Il nucleo della psicologia del protagonista è quindi presto rivelato: Jack è un serial killer tenebroso e solitario, continuamente e pericolosamente in bilico tra la sua "disciplina" di assassino su commissione e la voglia (riscatto?) di abbandonare tutto alla ricerca di sentimenti "umani".
Inseguito da killers pronti a tutto pur di eliminarlo e dietro consiglio del suo datore di lavoro/procuratore, fugge dalla neve della Svezia rifugiandosi in un piccolo borgo sulle colline abruzzesi, Castelvecchio. Tra le strette e diroccate strade del paese, Jack si finge un improbabile fotografo, fa conoscenza con il parroco, figura dolente e saggia, e con il meccanico, figlio illegittimo del religioso; ma sopratutto incontra e s'innamora di una prostituta, pronto per lei a lasciare il suo spietato lavoro per un futuro da uomo libero e "normale". Ma il passato incombe, ed ecco giungere un nuovo incarico, l'ultimo: fabbricare un micidiale fucile di precisione per una misteriosa e sensuale collega...
Questa in sintesi la trama, che si dipana lentamente spiando momento per momento i gesti e gli sguardi dei protagonisti, trovando purtroppo come unico momento debole del film la storia d'amore tra Jack e la prostituta; troppo frivola e immatura lei per essere il vero trigger di un cambiamento così radicale nella vita del protagonista.
Tecnicamente il film è perfetto: recitazione intensa ed equilibrata, musiche poco invadenti, fotografia con le tipiche luci basate sui colori primari (come abbiamo ammirato più volte nei videoclips del regista), ambientazioni suggestive e di rara bellezza.
Il mio voto: 3/5
lunedì 13 settembre 2010
Bomarzo, il "Parco dei Mostri"
Pubblicato da
Diego
Ecco alcuni scatti da una recente visita a Bomarzo, al cosidetto "Parco dei Mostri".
"Il parco dei Mostri di Bomarzo fu ideato dall'architetto Pirro Ligorio (completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo e realizzò Villa d'Este a Tivoli) su commisione del Principe Pier Francesco Orsini detto Vicino "sol per sfogare il core" rotto per la morte della moglie Giulia Farnese. Il parco nacque nel 1552 come "Villa delle meraviglie" per essere un'opera unica al mondo. Poi un lungo oblio fino al 1954 quando il Parco dei Mostri venne acquistato dal Sig. Giovanni Bettini che, con amorevole cura lo ristrutturato rendendolo opera unica al mondo..."
Info: le immagini sono riprese con la Canon 5D MkII e prime lense 50 mm/F1.8, post-produzione con Photoshop CS5. (Cliccare sulle immagini per ingrandirle),
"Il parco dei Mostri di Bomarzo fu ideato dall'architetto Pirro Ligorio (completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo e realizzò Villa d'Este a Tivoli) su commisione del Principe Pier Francesco Orsini detto Vicino "sol per sfogare il core" rotto per la morte della moglie Giulia Farnese. Il parco nacque nel 1552 come "Villa delle meraviglie" per essere un'opera unica al mondo. Poi un lungo oblio fino al 1954 quando il Parco dei Mostri venne acquistato dal Sig. Giovanni Bettini che, con amorevole cura lo ristrutturato rendendolo opera unica al mondo..."
Info: le immagini sono riprese con la Canon 5D MkII e prime lense 50 mm/F1.8, post-produzione con Photoshop CS5. (Cliccare sulle immagini per ingrandirle),
sabato 11 settembre 2010
Paradiso + Inferno, la recensione
Pubblicato da
Diego
"Certi incontri ti cambiano la vita" recita in maniera appropriata il sottotitolo di questo film diretto nel 2006 dal semisconosciuto Neil Armfield ed interpretato da Heath Ledger e Abbie Cornish (la Fanny Brawne di "Bright Star"), storia di due tossici belli e dannati e della loro progressiva discesa agli inferi.
Il film è infatti suddiviso schematicamente in 3 parti: paradiso, terra ed inferno. Nella pima parte facciamo la conoscenza di Danny e Candy, i due protagonisti, del loro amore fatto di tenerezza, tuffi in piscina ed eroina; nella seconda parte l'idillio finisce e i due si trovano ad affrontare difficoltà terrene come la carenza cronica di denaro, notifiche di sfratto, incomprensioni reciproche, gli scontri sempre più frequenti con i genitori di lei, l'arrivo di una gravidanza inaspettata, lei che è costretta a prostituirsi e lui ad improvvisarsi ladro ingegnoso ma un pò impacciato... fino a sprofondare nell'inferno più buio con i tentativi falliti di disintossicazione, il metadone, la pazzia di lei... e quindi dritti verso un finale che vorrebbe essere strappalacrime ma che risulta tuttavia un pò algido.
Questo è infatti a mio avviso il problema del film, una certa programmaticità che rende la pellicola troppo didascalica e prevedibile, dove, nonostante la buona interpretazione degli attori, latita visibilmente l'emozione.
Il film è infatti suddiviso schematicamente in 3 parti: paradiso, terra ed inferno. Nella pima parte facciamo la conoscenza di Danny e Candy, i due protagonisti, del loro amore fatto di tenerezza, tuffi in piscina ed eroina; nella seconda parte l'idillio finisce e i due si trovano ad affrontare difficoltà terrene come la carenza cronica di denaro, notifiche di sfratto, incomprensioni reciproche, gli scontri sempre più frequenti con i genitori di lei, l'arrivo di una gravidanza inaspettata, lei che è costretta a prostituirsi e lui ad improvvisarsi ladro ingegnoso ma un pò impacciato... fino a sprofondare nell'inferno più buio con i tentativi falliti di disintossicazione, il metadone, la pazzia di lei... e quindi dritti verso un finale che vorrebbe essere strappalacrime ma che risulta tuttavia un pò algido.
Questo è infatti a mio avviso il problema del film, una certa programmaticità che rende la pellicola troppo didascalica e prevedibile, dove, nonostante la buona interpretazione degli attori, latita visibilmente l'emozione.
Il mio voto: 2/5
giovedì 9 settembre 2010
Evan Kafka, il portfolio
Pubblicato da
Diego
Oggi presento il portfolio di un fotografo di New York, Evan Kafka. Degni di nota sono i suoi ritratti "adulti", in particolare i ritratti femminili "over 30": infatti, grazie ad una sapiente post-produzione, riesce a ritrarre volti femminili non più giovanissimi con notevole risalto dei dettagli (rughe comprese) senza tuttavia risultare sgradevoli.
Le sue immagini sono iperrealiste, espressive, spesso malinconiche, con una piacevole alternanza di colori saturi e toni desaturati.
Qui il link per il suo portfolio
Le sue immagini sono iperrealiste, espressive, spesso malinconiche, con una piacevole alternanza di colori saturi e toni desaturati.
Screenshot del suo website |
Qui il link per il suo portfolio
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