Allora gustatevi questo bellissimo docu-fiction del 2005 di Kevin MacDonald, "Touching the void", titolo italiano "La morte sospesa".
E' la storia, vera, di due giovani alpinisti, Joe Simpson e Simon Yates, che nel pieno della loro giovane età e del loro vigore fisico affrontano un impresa apparentemente impossibile: scalare la parete ovest fino alla cima del Siula Grande, una delle più alte vette delle Ande Peruviane. Ovviamente la scalata avrà un epilogo drammatico con uno dei due scalatori, abbandonato dal compagno per necessità, costretto a tornare al campo base da solo, con una gamba fratturata (sinonimo di morte certa in un contesto simile), disidratato, in preda alle allucinazioni e con danni da freddo alle estremità, tra pareti ghiacciate, strapiombi e crepacci.
Anche se il film è raccontato dai due protagonisti (a proposito, attenzione alla loro fisiognomica!) e quindi anche se sappiamo già come andrà a finire, la pellicola resta tuttavia estremamente coinvolgente ed appassionante, un'avventura così trascinante che risulta difficile staccare gli occhi dallo schermo.
Il tema del confronto tra l'uomo e la natura misteriosa ed imperturbabile non è nuovo al cinema come nell'arte in generale, ma qui il concetto è esplicitato compiutamente grazie alle dinamiche umane (la forza di volontà, la capacità di formulare obiettivi, la tenacia, la difficoltà di prendere decisioni, la fiducia nel compagno) in contrapposizione con l'imponenza della montagna, rappresentata come un mondo a parte, con i suoi variegati paesaggi, dinamici e mutevoli, simbolo di una natura meravigliosa ed inattaccabile.
"Devi prendere sempre delle decisioni
anche se sbagli non devi mai rinunciare a scegliere
e se non prendi decisioni, sei finito"
Joe Simpson
Il mio voto: 4/5