mercoledì 4 agosto 2010

Happy Family, recensione

Lo ammetto: sono rimasto piacevolmente sorpreso da Happy Family di Gabriele Salvatores, film che prima della visione aveva per me un appeal pari a zero. Non so perchè, ma non ero assolutamente interessato alla sua visione; ed altrettanto senza apparente motivazione mi sono ritrovato in una sera d'estate davanti alle sue immagini.

Un pò come i personaggi in cerca d'autore di pirandelliana memoria, un pò i  Tenembaun, Happy Family è un film corale, narrato dal protagonista/autore, sull'incontro di due famiglie diverse e complementari in occasione dell'annuncio di matrimonio dei due figli sedicenni.

Come in tutti i film di Salvatores, l'incipit (in questo caso i primi 20 min) è notevole, con una disquisizione sul tema della paura (vero motore della vita dell'uomo e del film) e con quel disorientamento legato ad una narrazione tutt'altro che lineare.

Così come notevole è la rappresentazione di una Milano notturna, fredda e silenziosa, sulle note del notturno di Chopin suonato da una delle protagoniste durante una rappresentazione teatrale carica di attesa.

Infine, fa nostalgia e tenerezza vedere di nuovo insieme Abatantuono e Bentivoglio dopo aver girato insieme in passato alcuni film memorabili di Salvatores, Turnè e Marrakech Express; due cinquantenni che si ritrovano, diversi ma in sintonia, a sugellare un'amicizia virile nella finzione come nella vita.    

L'incipit ed il monologo sulla paura:



Il mio voto: 3/5

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